sabato 26 aprile 2008

comfortably sad.

Quello che ti succede non dipende da te.
Non puoi farci nulla, non decidi tu.
Più ci pensi e più non trovi vie d'uscita.
Un nuovo abate Faria.
Scavi e scavi e la via d'uscita non c'e'.
Possibile che questa prigione sia infinita?

No.
Ma la fuga passa per piccole vie.
Strette come una lama di coltello.
Minute, come la punta di un ago.
Insignificanti, come un cucchiaino di veleno.
Invisibile, come il foro di un proiettile.
Il gesto più coraggioso non è l'aprire una di queste porte,
è la scelta di farlo.
non lo so.
quel che è peggio è che dovrei saperlo.
ma no, non lo so.
ma davvero dovrei saperlo?

perchè questo senso di nervoso? latente ma sempre presente?
perchè scegliere l'inquietudine?
chi potrebbe volerlo?

potrei lanciarmi in una metafora à-la scrittore superyeah.
ma non lo farò.
non ho questo tipo di velleità.
ma soprattutto non voglio illudermi di poter vivere sulle parole.
penso che chi lo faccia uccida l'impulso che spinge a scrivere.
come tutto ciò che è arte se inizi a pensare di guadagnarci sopra, puf, tutto quel che fai si trasforma in merce.
e merda.
automatico.

il bello è l'autismo di quel che sto dicendo.
stile declamazioni in un teatro vuoto.
questa era quasi una metafora di quelle che ho scritto sopra.
sono umano, sbaglio.
concedetemelo.

venerdì 25 aprile 2008

home.

Sneaking in somebody elses's life.
Those who live, for real.
Might seem bitter.
Don't care.
No, the truth is I do care.
And I suffer, for real.
But if there's nobody watching you suffer, are you really suffering?