mercoledì 29 luglio 2009

highest optimistic peak

Ieri ho innaffiato il cemento.
Pushing optimism boundaries further.

mercoledì 8 luglio 2009

Ossigeno

Cominciava a pensarlo davvero. Ne era impaurito ma non poteva farci niente.
Intrappolato nella propria vita? Ma che, sono pensieri da fare?
Non si può essere intrappolati nella propria vita, è impossibile!
E' come se un cavallo volesse e potesse concepire il fatto di poter camminare su due zampe, no, è contro natura.
Ma lui si sentiva così, non sapeva che fare.
Desiderava entrare nelle caselle in cui agli uomini piace mettersi, davvero. Ci aveva provato, senza sucesso. Per lui le caselle restavano chiuse nella loro ottusa forma quadrata, gli spigoli, quelli si, li aveva sentiti parecchie volte nella mollezza della carne. Facevano male.
Niente caselline per lui.
Penso che ok, avrebbe cercato di ritagliarsi un posto al di fuori della scacchiera ma si era ritrovato con gli scarti. Non poteva nemmeno essere il migliore tra i rifiutati. Già, perchè non riusciva a non percepire di essere un rifiuto, un reietto e questo lo indeboliva a tal punto che si vedeva sorpassare da elementi peggiori di lui, ma immuni a pensieri di mediocrità grazie appunto alle loro limitazioni. Ironico.
Risultato: sempre peggio.
Passava ore nella sua stanza o fuori da essa, pensava al da farsi ma finiva solo per fiaccare le proprie idee. Non aveva amici e la famiglia era focalizzata su altri aspetti e priorità, ciò che lui non era mai stato.
Ucciso dalla propria pigrizia mentale, dicevano.
Era troppo stanco per replicare, la lotta contro i mulini a vento era persa in partenza. Pure fact.
Ma che senso ha vivere? Perché avrebbe dovuto aggiungere un infelice al mondo? Perché avrebbe dovuto essere felice di farlo?
Non lo sapeva, ma sapeva che amava certe cose che, forse, erano il tanto ricercato senso della vita. Ma forse no.
Prese il suo giubbotto e uscì, contando le monetine in tasca. Con il silenzio pensava meglio e la cosa non gli dispiaceva.
Prese il bus, scese. Camminò. C'era il vento, bello. Era bello.
I piedi si muovevano, gli occhi erano fissi a terra, sul mondo vero, tangibile. Quello che ti lascia un pò di sé se lo tocchi. Ma nessuno forse lo voleva più.
Incontrò esseri che lo guardavano assenti o persino impauriti. Il pensiero era davvero interessante.
Le dita si muovevano come a cercare di stringere l'aria. Ogni tanto pensava di riuscirci davvero.
Ci pensò un attimo. Di cosa siamo davvero padroni?
Dell'aria che, in fin dei conti, è il solo bene che un uomo può ottenere con le sue sole forze.
Sorrise, si fermò.
Tacque per sempre.
L'aria se n'era andata ed anche lui, finalmente.

giovedì 2 luglio 2009

ridicoli

Ma finitela. Davvero siete ridicoli/e.
Tutti a lagnarsi, a dolersi, a esternare la noia di cui non frega un cazzo a nessuno.
Tutti a fuggire, a scappare : "Ah appena posso scappo da XXXXXXXXX che mi sento soffocare, cioè...".
Al posto delle X mettete un qualunque paese di provincia italiana. Presente tipo case, chiesa, posta, panettiere, bottega dell'artigiano, fiere del santo patrono, prete, sindaco, pro loco, matrimoni, battesimi e file di persone dietro ad ogni bara che compie il viaggio chiesa-cimitero?
Ecco, quello.
Elogiamo la Città, troia d'alto bordo che ti scopa e scappa con vestiti e portafoglio.
Davvero, ridicoli/e.
Non ti piace?
Vai, prendi vestiti e spazzolino e ricostruisciti in qualsiasi cubicolo tu riesca a trovare.
Ma restaci.
Facile, tornare quando qualcosa non va eh? finiti i soldi? stai male? ma come i tuoi coinquilini non ti curano? ah no?manca il calore umano? nessuno ti cerca perché non hanno bisogno di te?ah strano, ma quello/a che hai conosciuto al dj-set di SuperPosh TrashChic?
Dio che palle, che vuoto, che idioti.
Tanto è inutile che fai avanti e indietro.
Non è dal paese che scappi.
E' da quello che sei adesso.
E che non si scolla dal tuo culo.

lunedì 30 marzo 2009

I nomi non valgono niente.


- E' quello che penso ogni minuto, ogni secondo.
-Davvero?
- Si.
- Perchè?
- Quando vedo cose alla tv, quando sento cose cose assieme a quelle che vedo sullo schermo, quando l'anello mancante balla vestito da meccanico e distrugge una 128. Io lo penso. E sono solidale con la 128. Da sola ha lavorato di più dello scimmione che le balla intorno e la distrugge a mazzate. Chissà quanti viaggi ha fatto, senza mai un imprevisto, tranquilla nella sua andatura modesta, senza fretta.
- Solo questo?
- Beh, no. Anche quando dovrei imparare dallo scimmione: lui tiene corsi. Di storia dei primati? di scimmioneria? di salto con la liana? di cosa??
- Non lo so, tu lo sai?
- Si. 
- E dunque?
- Bha management e strategia di sfruttamento delle conoscenze, delle coscienze e dei nomi, appunto. Altro che "non valgono niente". 
- Non sto capendo molto.
- Io non ho mai capito, dico solo i fatti... che non capisco. Cazzo, se capissi non sarei certo qui a parlare con te. Sarei in giro per l'Italia a spruzzare la mia arte su folle adoranti a bocca aperta.
- Ah grazie. E io che ti sto ad ascoltare...se hai di meglio da fare puoi anche andartene.
- No.
- Lo prendo come un complimento. Lieto di esserle utile, sua maestà...
- Beh, guardati attorno. Siamo solo io e te. Mica hai molta scelta. O me o nessuno.
- Non è male "nessuno". Almeno è un pò più positivo di te. E meno noioso. 
- Dici? prova. Poi mi fai sapere.
- Che cazzo, ci provo si! Sai cosa? Lo faccio subito. Ora mi alzo e cammino dritto nella direzione opposta a dove sei tu. 
- Vai, vai pure.
- Infatti. Addio.




- Oh, rieccoti! Il timido ascoltatore è tornato dall'orco cattivo. Ah ah! Avevo ragione.
- Ho girato per molto tempo, molti luoghi, molta luce e molto buio. 
- E ?
- E mi avrebbe fatto comodo il tuo continuo borbottare. Di notte mi sentivo talmente solo che avrei voluto dividere il mio corpo in singoli atomi e ricoprire il pianeta. E' quanto di più simile ad un abbraccio sono riuscito a immaginare. Dormire sotto un cielo stellato d'estate è bello, per qualche tempo. Poi ti sembra di essere schiacciato da due forze, una pesante sotto la tua schiena e una leggera sulla tua faccia. Perchè stelle, luna, sole, aria, tutto ti guarda silenzioso e aspetta che tu faccia un passo falso per sorridere della tua stupidità.
- Mi somigli molto più di prima.
- Non ne sono contento. Ma è vero.
- Quindi ho ragione?
- Si. 
- Lo sapevo. Ti serviva del tempo.
- Per cosa?
- Per capire.
- Cominci a innervosirmi. Capire cosa??
- Che i nomi valgono eccome. Sono tutto quello che sei.