domenica 18 maggio 2008

My sweet country

L'uomo salì sul bus che lo avrebbe portato alla conferenza.
Aveva dormito male e la giornata precedente era stata lunga, faticosa ed estremamente densa di avvenimenti. Il tipo di giornate che reclamano una lunga notte di sonno.
Ma non era il suo caso, non stavolta.
Assieme ad una miriade di anziani partecipanti, come lui, si diresse verso il punto di ritrovo stabilito.
A ben vedere lui era il più giovane tra tutti, neanche trent'anni.
Era sinceramente stupito.
La conferenza era rivolta ad una istituzione che lavorava con i giovani, per i giovani.
Li formava, aveva un ruolo fondamentale nella definizione della persona che sarebbero diventati, nella cerchia di amici che avrebbero avuto nella vita. Era fonte di innumerevoli storie d'amore o presunto tale. Amore che durava un giorno o, a volte, tutta la vita.
Almeno, una volta era così.
Ora sempre meno.
Il paese stava cambiando, già.
Altri aspetti erano sotto gli occhi di tutti, costantemente messi alla berlina da giornali, telegiornali e tutti gli organi di comunicazione.
Ma lui questa metamorfosi dell'amore l'aveva notata.
Quando cambiano queste cose sono sempre brutte notizie in arrivo. Lo sapeva.
Ma al mondo pareva non importare. Era sempre così.
Si diresse stancamente verso il grosso bus che vibrava, emettendo fumo azzurrino nell'atmosfera frizzante della mattina.
Diede il suo bagaglio all'autista e salì a bordo.
Percorse con calma il corridoio e si sedette in fondo al bus. Non voleva ascoltare le chiacchiere di tutti quei dinosauri. Voleva godersi il breve tragitto che l'avrebbe portato alla conferenza.
Non fu così.
Poco dopo essersi seduto sopraggiunsero due uomini che presero posto dietro di lui.
Maledizione, pensò, si era dimenticato il suo iPod in valigia. Con un di fortuna, si disse, si sarebbero assopiti in pochi minuti.
Per la seconda volta le cose non andarono come si aspettava.
Cominciarono a blaterare di come le cose non andavano bene - per forza, finché il potere sarebbe stato nelle tue mani, vecchio ottuso, pensò l'uomo - e di cosa andava cambiato.
Beh, poteva anche sopportare questa inutile tiritera sul "piove, governo ladro". Era tipico del paese. Colpa di nessuno, meriti di tutti.
Per la terza volta, le sue previsioni vennero smentite.
Dopo alcuni minuti, infatti, il più vecchio dei suoi due compagni di viaggio virò il discorso su un altro argomento piuttosto comune.
"E come va lì da te?"
"Bene, non mi posso lamentare. Si lavora nella direzione giusta."
Ed era vero, l'uomo era uno dei pochi che avrebbe salvato dalla fucilazione.
"E in ufficio come siete messi? Avete le risorse necessarie?"
"Si, direi di si. Oddio, abbiamo due ragazze giovani appena laureate, sono un po' inesperte ma ci mettono l'anima. Fanno un gran lavoro."
"Bene sono contento, è sempre una buona avere fiducia nelle persone con cui si lavora."
"Vero."
Tacquero.
Il più vecchio dei due riprese a parlare, il tono untuoso tipico dei funzionari statali vecchia maniera.
Che odio

"Sai, volevo chiamarti. Conosco questo ragazzo, veramente bravo..."
E si dilungò in una lunga lista delle competenze di questo "ragazzo" di ormai 39 anni, con cui aveva lavorato fino alla pensione.
Ma perché diavolo sei qui dunque? Non dovresti essere al mare, in giardino a potare fiori o al parco con i tuoi amati nipotini, cazzo?
"...si è appena sposato e l'hanno trasferito nella tua regione, sai. E poi è scherzosissimo!"
Che cosa avrà voluto dire con questo?
"Sai, mi ha chiamato giusto ieri chiedendo se avessi sentito di qualche posto di lavoro, se conoscessi qualcuno..."
Ahhhh, ecco dove voleva andare a parare
L'altro uomo rispose, a metà tra l'imbarazzato e l'infastidito.
"Peccato tu me l'abbia detto solo ora. Fino a qualche settimana fa cercavamo qualcuno del genere. Ma ora siamo a posto, mi spiace."
Bella risposta, cortese ma che sottintendeva un bel "mi fai schifo, vecchio bastardo."
Lo sapevo che eri uno con le palle
L'altro non si perse d'animo.
"Davvero? Mi spiace, sai. Questo ragazzo - non è lui ad essere giovane, idiota. Sei tu il vecchio - è davvero un ottima risorsa, preciso, puntuale, professionale. Dovresti davvero conoscerlo."
In quella gli suonò il telefono cellulare.
"Oh, che caso. E' proprio lui che mi chiama. Perdonami"
"Fa pure."
Rispose salutandolo caldamente. Gli disse che stava giusto parlando con un suo amico, che avrebbe organizzato un colloquio, che , si, c'erano prospettive.
Che cazzo dici? Ha appena detto che non c'erano posti di lavoro disponibili.
L'altro accennò qualche timida protesta alle parole del vecchio. Fu ignorato.
"...si, ti faccio sapere, certo. Ciao, ciao."
L'altro, quello onesto, si accorse di essere fottuto.
"Davvero, non abbiamo necessità di nuove persone in ufficio. Siamo al completo."
"Beh, non si sa mai. E poi ti assicuro che questa persona è davvero valida. Magari puoi - devi- spargere la voce."
"Si, beh, suppongo di si. Ti farò sapere."
Era davvero infastidito. Ma l'altro non era diventato vecchio senza imparare due o tre trucchetti retorici: l'aveva incastrato per bene.
L'uomo davanti a loro era sinceramente disgustato.
Non lo nascose quando, al momento di scendere dal bus, rivolse un'occhiata carica di disprezzo al vecchio viscido.
Scese da bus desideroso di mettere quanto più spazio possibile tra lui e i due.
Dio benedica i "welcome coffee".

Entrò nell'edificio.
Un'altra giornata di chiacchiere sulla necessità di rinnovamento nella scuola.
Detto da chi impersonava l'antico era, quantomeno, bizzarro.
Che inutile mucchio di cazzate
Si fece preparare una tazza di caffè.
"Prego, dottore."
"Grazie."

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