mercoledì 8 luglio 2009

Ossigeno

Cominciava a pensarlo davvero. Ne era impaurito ma non poteva farci niente.
Intrappolato nella propria vita? Ma che, sono pensieri da fare?
Non si può essere intrappolati nella propria vita, è impossibile!
E' come se un cavallo volesse e potesse concepire il fatto di poter camminare su due zampe, no, è contro natura.
Ma lui si sentiva così, non sapeva che fare.
Desiderava entrare nelle caselle in cui agli uomini piace mettersi, davvero. Ci aveva provato, senza sucesso. Per lui le caselle restavano chiuse nella loro ottusa forma quadrata, gli spigoli, quelli si, li aveva sentiti parecchie volte nella mollezza della carne. Facevano male.
Niente caselline per lui.
Penso che ok, avrebbe cercato di ritagliarsi un posto al di fuori della scacchiera ma si era ritrovato con gli scarti. Non poteva nemmeno essere il migliore tra i rifiutati. Già, perchè non riusciva a non percepire di essere un rifiuto, un reietto e questo lo indeboliva a tal punto che si vedeva sorpassare da elementi peggiori di lui, ma immuni a pensieri di mediocrità grazie appunto alle loro limitazioni. Ironico.
Risultato: sempre peggio.
Passava ore nella sua stanza o fuori da essa, pensava al da farsi ma finiva solo per fiaccare le proprie idee. Non aveva amici e la famiglia era focalizzata su altri aspetti e priorità, ciò che lui non era mai stato.
Ucciso dalla propria pigrizia mentale, dicevano.
Era troppo stanco per replicare, la lotta contro i mulini a vento era persa in partenza. Pure fact.
Ma che senso ha vivere? Perché avrebbe dovuto aggiungere un infelice al mondo? Perché avrebbe dovuto essere felice di farlo?
Non lo sapeva, ma sapeva che amava certe cose che, forse, erano il tanto ricercato senso della vita. Ma forse no.
Prese il suo giubbotto e uscì, contando le monetine in tasca. Con il silenzio pensava meglio e la cosa non gli dispiaceva.
Prese il bus, scese. Camminò. C'era il vento, bello. Era bello.
I piedi si muovevano, gli occhi erano fissi a terra, sul mondo vero, tangibile. Quello che ti lascia un pò di sé se lo tocchi. Ma nessuno forse lo voleva più.
Incontrò esseri che lo guardavano assenti o persino impauriti. Il pensiero era davvero interessante.
Le dita si muovevano come a cercare di stringere l'aria. Ogni tanto pensava di riuscirci davvero.
Ci pensò un attimo. Di cosa siamo davvero padroni?
Dell'aria che, in fin dei conti, è il solo bene che un uomo può ottenere con le sue sole forze.
Sorrise, si fermò.
Tacque per sempre.
L'aria se n'era andata ed anche lui, finalmente.

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